mercoledì 27 agosto 2008

Stalin ordinò di uccidere John Wayne



Ecco cos'ho trovato su un blog (pinoscaccia.splinder.com), navigando in rete. Questa non l'avevo mai sentita!

Troppo americano, troppo tutto stelle e strisce. E, soprattutto, troppo anti-comunista. Giuseppe Stalin odiava John Wayne. Lo odiava di un odio viscerale, talmente violento da sognarne la morte. Anzi, da chiederne l’assassinio. L’incredibile vicenda è stata raccontata da Michael Munn in "John Wayne: l’uomo dietro il mito", l’ultima biografia sul grande interprete di "Ombre Rosse".Il complotto, come avrebbe confermato lo stesso Wayne all’autore del libro, scattò nel ’49, quando due agenti del Kgb cercarono di eseguire l’ordine di Stalin. Il clamoroso assassinio venne sventato dall’Fbi. Il ’49. Salvata la pelle, Wayne orchestrò addirittura una vendetta, con la complicità dell'Fbi: catturati e ammanettati i due sicari, li portò in una spiaggia della California. E lì gli sparò. I fucili erano caricati a salve. Con la morte di Stalin tutto cambia. Kruscev non odia Wayne. Ne è addirittura un ammiratore. Così, quando visita gli Stati Uniti, nel ’58, chiede al presidente Eisenhower di presentargli l’attore. Kruscev rivelerà i retroscena del complotto. E avrà anche modo di mettere nuovamente in guardia Wayne. Questa volta da Mao.

It's a Wonderful Life

Ma un film può essere così bello da commuoversi anche solo rivedendo le immagini?
Ecco uno dei film più belli che ci siano:





martedì 26 agosto 2008

Help

Siccome ho ricevuto diverse lagnanze a causa del nome del mio blog e molti inviti a cambiarlo, reagisco. Ammetto che in effetti per chi non conosce gli Smiths il titolo non vuol dire niente - e a quanto pare anche per chi li conosce.
Allora ditemi...

Come devo chiamare il blog?

Non ho idee. Ebbene sì: non ne ho.

lunedì 25 agosto 2008

Martin Eden





ATTENZIONE: SPOILER! IL POST CONTIENE DELLE RIVELAZIONI SUL FINALE DEL LIBRO, PIU' CHE ALTRO VERSO LA FINE.

Questo ragazzo nella foto, a quanto pare, è Jack London. Strano: non me lo immaginavo così. Leggendo le poche righe di biografia che ci sono nell'introduzione mi sarei aspettata tutt'un altro tipo... più rude, triste, con qualcosa di sfuggente negli occhi. Invece qui sembra dolce, simpatico.
Non avevo letto niente di suo, prima di leggere Martin Eden. L'ho scoperto grazie ad anobii (http://www.anobii.com/anobi/person_home.php): trama affascinante, commenti entusiasti.

Questa è la trama del libro, su bol (http://www.bol.it/home/hp):
Il protagonista è un marinaio americano che, avendo salvato un 'giovin signore' coinvolto in una rissa, finisce casualmente per frequentare il mondo borghese, salotti colmi di libri e fanciulle eteree. Tra l'iniziale timidezza e una irresistibile attrazione per il nuovo ambiente, Martin Eden dovrà misurarsi con due impreviste passioni: la giovane Ruth Morse e la letteratura. Attraverso sogni delusi e speranze che sembrano sfumate, l'itinerario verso la conquista di una fama che si rivelerà effimera sarà costellato dal conflitto tra le sue origini modeste e una cultura che comunque gli è estranea. I propositi di riscatto sociale e l'inclinazione per i miti borghesi del successo e della ricchezza - che spesso hanno provocato giudizi contrastanti su molti personaggi di London - si dilegueranno di fronte alla consapevolezza di una inevitabile alienazione.

La prima cosa che mi è piaciuta è stata la scrittura di London: una delle più piacevoli che io abbia mai letto! Ho subito iniziato a copiare periodi nel diario, mi piace troppo come scrive. Vi farò qualche esempio.

La sua sensibilita era acuta, la sua timidezza era estrema e l'occhiata divertita che l'altro gli lanciò di soppiatto di sopra al margine della lettera gli bruciò dentro come una pugnalata. Vide l'occhiata, ma non dette segno di essersene accorto, perchè, fra le cose che aveva imparato, c'era anche la disciplina. E poi, quella pugnalata aveva ferito il suo orgoglio. Maledì se stesso per essere venuto e, al tempo stesso, decise che, dal momento che era venuto, sarebbe andato sino in fondo, qualsiasi cosa capitasse. I tratti del viso gli si indurirono e nei suoi occhi spuntò una luce bellicosa.
Trovo che questo pezzo sia fantastico! Mi piace l'insieme, mi piacciono i dettagli: l'occhiata, la pugnalata, "fra le cose che aveva imparato, c'era anche la disciplina", la luce bellicosa, la reazione di Martin. E' un carattere che mi ha affascinata sin dall'inizio.

"Scusi, signorina, se m'impiccio a questo modo. Mi figuro che la verità è che io non so mica niente di queste cose. Non è il mio genere. Ma lo farò diventare il mio genere"
Queste parole ebbero un accento di minaccia. La voce era decisa, gli occhi lampeggiavano; i tratti del viso si erano fatti duri.
Dai, come si fa a non amare un personaggio così, che dice "lo farò diventare il mio genere"? Qui, come vedete, è ancora ignorante e sgrammaticato.

Aveva avuto fame d'amore per tutta la vita. La sua natura anelava all'amore. Era una necessità organica dell'esser suo. Ciò nonostante ne aveva sempre fatto a meno e si era indurito di conseguenza. Non aveva mai saputo di aver bisogno d'amore. Nè lo sapeva allora. Semplicemente, lo vedeva in atto, ne fremeva di piacere e lo giudicava bello, alto e stupendo.
L'unico dubbio è l'uso della parola "stupendo", non è una ripetizione? è molto simile al significato di "bello". O forse si tratta di climax?

Fino a un certo momento avevo pensato che l’unica cosa che mi tenesse irresistibilmente legata al libro fosse la scrittura di London… Ma dietro c’era molto di più! Martin è davvero un modello, un esempio per me; leggere questo libro fa davvero venire voglia di essere una persona migliore. E, ancora meglio, la cosa risulta possibile. Mi lamentavo dei compiti? Mi lamentavo del poco tempo a disposizione, sprecando intanto innumerevoli minuti e ore?
Detto così, sembra che questo libro inciti allo stacanovismo. No, no! Martin cambia radicalmente per amore della bellezza e della ricca e colta Ruth. Ed è il suo cambiamento a essere stupefacente. Dice la quarta di copertina:

“L'epopea della volontà, della forza che abbatte gli ostacoli, della visione infuocata, della meta da raggiungere. London coniuga la vitalità e la scrittura in un composto unico e indivisibile. Questo è il racconto insuperato di un uomo che vuole scrivere. Ma, raggiunto lo scopo, altri assoluti orizzonti emergono. Il finale di Martin Eden è tra i più importanti di tutta la nostra storia letteraria."

Lo trovo un commento brillante. Se già la forza di volontà è qualcosa che devo assolutamente imparare ad avere, figuriamoci se non vengo affascinata da un personaggio che ha tale forza nello studio, nello scrivere, nel migliorare se stesso, nell'amore.


Mi accingo ora a fare una citazione molto lunga, perchè secondo me è un punto chiave del libro. La prima parte, quella a proposito del signor Butler, mostra quel che dicevo poc'anzi: la volontà di lavorare in Martin non è stacanovismo. Le sue parole espresse in maniera così grossolana (ma neanche tanto) sono giustissime, e mi ricordano molto il messaggio di "L'eterna illusione" di Frank Capra (un giorno ve ne parlerò), film peraltro superbo.
L'atteggiamento di Ruth dà un po' sui nervi ma, ahimè, è umano.
Vorrei tanto avere una mente come quella di Martin, anche se temo di assomigliare più a Ruth.
Segue la famosa citazione:
"Sa" aggiunse "mi fa pena il signor Butler. Era troppo giovane per aver giudizio, ma ha rinunciato alla vita per amore di trentamila dollari l'anno, che per lui sono proprio sprecati. Perdinci, trentamila dollari in cifra tonda, oggi non gli possono comprare quello che gli potevano comprare dieci di quei centesimi che metteva via quando era piccolo, in caramelle, o in noccioline, o in un posto in un loggione."
Era proprio quest'originalità di vedute che sbalordiva Ruth. Non solo per lei erano nuove e contrarie alle sue credenze, ma anche e sempre vi sentiva i germi di una verità che minacciava di sovvertire o di modificare le sue stesse convinzioni. Se avesse avuto 14 anni invece di 24, avrebbe potuto cambiare, ma aveva 24 anni, era conservatrice per natura e per educazione, e già era cristallizzata in quella celletta della vita nella quale era nata e si era formata. E' vero che quei bizzari giudizi la turbavano al momento in cui venivano enunciati, ma ella li attribuiva al suo carattere insolito e al suo strano modo di vivere, e non tardava a dimenticarli. Nondimeno, mentre li disapprovava, la forza dell'enunciazione e il lampeggiare degli occhi e l'animazione del viso che li accompagnavano le davano sempre un'emozione e l'attiravano a lui. Non avrebbe ma indovinato che quell'uomo, venuto da oltre il suo orizzonte, si lanciasse, in quei momenti, oltre il suo orizzonte con i suoi concetti più vasti e più profondi. Le limitazioni di lei erano segnate dai confini del suo orizzonte, ma le menti limitate non riconoscono che le limitazioni altrui.

Anche se avrei ancora molto da citare mi conviene tagliare, se no chi avrà più il coraggio di leggere questo blog? Faccio solo delle considerazioni finali, e un commento sulla prefazione. Poichè ci sono alcune cose che non ho capito, altre che vorrei approfondire.
Questi i miei dubbi principali:
  • a proposito dei discorsi filosofici, che, sia detto per inciso, pur non comprendendo molto non ho trovato pesanti poichè scorrevano e non erano troppi; ora vorrei proprio sapere chi fosse Spencer e vorrei sapere di più anche riguardo Marx e Nietzsche, perlomeno in relazione al romanzo.

L'introduzione di una certa Fernanda Pivano (io non la conoscevo, ma mia mamma mi ha detto che è molto famosa) mi lascia perplessa per diversi motivi:
  • nel riassunto di due pagine buone che fa del romanzo (continuo a pensare che sia una sciocchezza rivelare così tante cose nell'introduzione... per quello esiste la postfazione, no? Visto che sono una delle poche ragazze in Italia che legge le introduzioni, perchè non accontentarmi? Credo che Martin Eden sarebbe stato d'accordo con me) ella afferma che Martin era un socialista. Ora, io ripeto di averci capito poco di queste questioni politico-filosofiche; ma non era esattamente il contrario? Di una cosa sono certa: egli durante il comizio è contro il socialismo, e leggendo quest'introduzione tale sfumatura non è rilevata. Sarò pignola, ma secondo era il caso di rilevarla, poichè dall'equivoco che nasce nascono non pochi casini per il nostro Martin. Qualcuno che mi illumini?
  • La signora Fernanda afferma: "Martin Eden si uccide perchè gli viene meno la fede nel socialismo". Alcuni mi prendono in giro perchè vedo comunisti dappertutto, ma Fernanda un po' lo sembra sul serio! Io devo ancora riflettere sui molteplici motivi che portano al suicidio Martin, ma sono certa che il suicidio di lui non figura tra questi. E, se anche io sbagliassi e vi figurasse, non è certo il motivo principale da citare. Non pensiate che lei ne enumeri altri: questo è l'unico che dà.
Magari si scopre che sto sbagliando io, e sto facendo la figura dell'ignorante presuntuosa. Pazienza, tanto qui siamo tra amici.
  • chiara svista: (parlando di London) "all'inizio del 1916 si dimise dal partito in disapprovazione della posizione socialista nella Seconda Guerra Mondiale."
    Questa fa ridere... Però toglie ai miei occhi quel poco di serietà che era rimasta a quest'introduzione. Svista sua, svista della stampa, poco importa; ma non si poteva curare meglio l'introduzione di un capolavoro? Se avessi scritto una cosa così in un tema, la mia prof d'italiano avrebbe scritto un ARG enorme.

Per finire, dieci ragioni per leggere Martin Eden. Le scrivo di getto, senza troppe analisi:
1) lo stile è coinvolgente. E' raro che uno riesca ad assaporare le frasi in ogni momento, che ogni tanto non venga voglia di leggere veloce, che ogni tanto non si debba rileggere un periodo perchè non s'è capito nulla. Qui, quando rileggi, è perchè è troppo bello e lo vuoi risentire.
2) efficacia delle parole. Non è semplice da spiegare. Leggendo il punto 1, vi potreste aspettare uno stile alla Grisham: incalzante, semplice. Da thriller. E invece (merito va anche alla traduttrice, certo) qui le parole sono scelte con cura, le frasi sono così belle che a volte feriscono (mi spiace se l'ho detto in modo stucchevole ma non ne ho trovato un altro)
3) sei dentro alla vicenda. Non provavo una cosa del genere dai tempi di 1984 di Orwell. E' proprio come se fossi il protagonista: quando è entusiasta lo sei anche tu, quando è depresso diventi apatico anche tu
4) personaggi veri. E' con i dettagli che London li rende così vivi e ci fa sentire quello che sentono loro. Ruth che vorrebbe appoggiare le sue mani sul collo di Martin, lui che dopo averla vista pare ubriaco, il singhiozzo che Lizzie maschera con un colpo di tosse... tantissime cose.
5) i pensieri di Martin. La sua sconcertante profondità, sia quando è rozzo, sia dopo
6) forza di volontà, come valore importante e accessibile, a condizione che siate motivati da qualcosa di grande
7) la storia d'amore, anche se poi risulta che proprio amore non lo era. E' comunque appassionante e la bellezza del sentimento viene descritta con efficacia
8) e, più in generale, la storia. L'ho trovata appassionante
9) il finale: tragico. Una delle cose più belle che siano state scritte. Disarmante. Non è possibile assistervi con passività
10) per chi vuole scrivere direi proprio che è il libro ideale

Ombre rosse

(USA, 1939, b/n)
di John Ford con John Wayne (nella parte di Ringo), Claire Trevor, John Carradine, Thomas Mitchell



Aggettivo per definirlo
Epico

La storia in non più di 15 parole
Viaggio di una diligenza, minacciata da Geronimo e i suoi

Quale personaggio senti più simile a te, per qualunque motivo
Forse Lucy, che per inciso non è la più simpatica: donna normale (be' è incinta, ma questo qui non c'entra), rispettatabile e tutto, ma fin troppo rigida e "snob" -vedi come disprezza Dallas. Anche se il personaggio di Dallas mi stava simpatico, francamente non so se mi sarei comportata diversamente al suo posto, immaginando la cosa ai giorni nostri. Quindi forse mi ritrovo in quella sua rigidezza e prevenzione nei confronti di alcune persone

Quale personaggio avresti voluto essere
Ovviamente Ringo, il più figo. Oh yeah.

Quanto volentieri lo rivedresti
Lo rivedrei anche perchè all'inizio ero un po' delusa. Avevo anche troppo fresco Liberty Valance, film che ho davvero adorato.
E' una cosa che però capita spessissimo di vedere un film e dire "oh mamma e se non mi piace? mmm può darsi che non mi piaccia, che angoscia" e rovinarsi la poesia iniziale. E' bello rivederlo perchè sai già che ti piace e ti risparmi l'ansia di dover giudicare. Non so se si è capito il ragionamento.

Che messaggio ti ha lasciato questo film
Sicuramente un invito all'indulgenza nel giudicare le persone. Infatti l'ubriacone, la prostituta e il cosiddetto fuorilegge sono i caratteri più nobili e affascinanti ("I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio"). Attenzione quindi a non essere troppo rigidi, pensando di essere più belli perchè si è solo più ridicoli. Così l'ho presa io.

Una gran bella scena
E' stupendo quando Ringo tratta bene Dallas, al contrario degli altri che la disprezzano o ignorano

Personaggi: Chi sposeresti? Chi no? Chi forse?
Eh dai, ovviamente sposavo Ringo, no??

Lo faresti vedere a tuo figlio
Si

Momento ideale per vederlo
Il massimo sarebbe trovare una bella edizione visto che la cassetta che avevo io non è che si vedesse benissimo

Regista, lo conosci
John Ford è una leggenda

Il finale: te lo aspettavi così?
Sarò ingenua ma non me l'aspettavo che lo sceriffo li facesse scappare... mitico!

Sei un prof: con quale pretesto (filosofico, storico, attualità etc) lo fai vedere?
Beh come storia del cinema, assolutamente

La ragazza di campagna

(USA, 1954, b/n)
di George Seaton con Grace Kelly, Bing Crosby, William Holden



Aggettivo per definirlo
Non credo sia classificato in questo genere, ma secondo me ha un che di drammatico, con anche qualche bella canzone

La storia in non più di 15 parole
Regista(William Holden) crede in un attore (Bing Crosby) alcolizzato e scoraggiato, sposato con una ragazza (Grace Kelly) stanca e ambigua

Quale personaggio senti più simile a te, per qualunque motivo
Penso che chiunque almeno una volta sia sentito come il personaggio di Bing: insicuro, impaurito, debole.

Quale personaggio avresti voluto essere
Domanda difficile. Nessuno dei 3 è invidiabile... All'apparenza quello messo meglio è William Holden, anche se è solo. Però è giovane, insomma... Diciamo che vorrei essere come Grace, quando le cose per lei andavano bene.

Quanto volentieri lo rivedresti
Lo rivedrei volentierissimo, mi è molto piaciuto!

Che messaggio ti ha lasciato questo film
Intanto di non giudicare dalle apparenze, perchè spesso da quel poco che vediamo abbiamo la presunzione di aver capito tutto, e l'arroganza di giudicare le persone. Così fa William.
C'è sicuramente molto da riflettere anche sull'amore, sul matrimonio... Però questo ho deciso che lo lascio a Pokankuni.

Ha aperto dentro di te qualche tema interessante
Tutto il film è concentrato sul matrimonio: come comportarsi quando l'altro va in completa rovina? Quando ti senti usato e stanco? E se arriva un giovane prestante, innamorato di te e molto più promettente... che devi fare? A dire il vero di questo vorrei parlare con qualcuno di più esperto di me: Pokankuni, OrsoBruno, mi promettete che lo vedrete e poi ne parliamo? E' un gran bel film, ve l'assicuro!
Vorrei capire bene cosa spinge Grace a fare la sua scelta: William o Bing?

Una gran bella scena
Oh questo film è pieno di belle scene!
E' proprio bello alla fine quando Bing sente di nuovo la canzone che lo mandava tanto in crisi, la sua reazione e quella di Grace (vi voglio mettere voglia, non dirò altro).
E mi è piaciuto molto anche il suo flashback, quando canta quella bella canzone che è un po' il centro drammatico del film.
Non posso non citare la scena in cui William bacia Grace, totalmente spiazzante.

Ti sei (quasi) commosso quando...
Sono la solita: mi sono commossa alla fine.

Personaggi: Chi sposeresti? Chi no? Chi forse?
Se fossi stata Grace, mi sarei tenuta senz'altro Bing. Cioè, bisogna anche mettersi nei suoi panni, poverina. Comunque Bing. Un marito è un marito.

Hai scoperto qualche nuovo attore
Willy già lo conoscevo. Bravissimo.
Ho molto rivalutato Bing Crosby, in un'insolita parte drammatica. Io l'ho sempre visto in spensierati musical.
Ma ho rivalutato anche Grace! Prima mi stava francamente antipatica: mi sembrava che se la tirasse troppo. Ma qui è davvero notevole. Bravi tutti, oh.

Lo faresti vedere a tuo figlio
Credo di sì

Citazione
"Chi non ha di questi dispiaceri? Si ostinano a negarlo solo quelli che ne hanno più degli altri"
"All'inizio sono tutte Giuliette, poi diventano tutte Lady Macbeth"
Sempre Willy, negli stessi due minuti

Ti ha fatto ridere
Non è un film per ridere, direi

Momento ideale per vederlo
Io l'ho visto la sera, non me ne sono pentita

Regista, lo conosci
George Seaton. Mi suona come nome, ma penso sia il primo film che vedo di lui

Il finale: te lo aspettavi così?
Non ero sicura che finisse così

Sei un prof: con quale pretesto (filosofico, storico, attualità etc) lo fai vedere?
Forse per analizzare il personaggio di Bing

L'ammutinamento del Caine

Finora non ho ancora parlato di cinema. Ci sono due cose che mi spaventano, dovendo parlare di un film. La prima cosa, è dover fare un'analisi erudita. Ma, in fondo, il mondo è pieno di recensioni articolate. La seconda, e questo mi spaventa ancor di più, di finire per dire "mi è piaciuto molto".
Quindi, ho trovato un modo tutto mio per parlare dei film. Ho creato un questionario, al quale ogni volta risponderò. Mi piace perchè è originale, e perchè in qualche modo ti porta a rendere il film più vicino a te. E' estremamente personale, svela molto di te, questo mi piace molto. Non c'è molto di profondo, nè di geniale. E' divertente, tutto qui.
Se poi volete informazioni tecniche, andate su qualunque altro sito :)

"Per ogni spettatore vedere un film deve essere soprattutto un'esperienza personale, intuitiva" Michelangelo Antonioni

Inserisco alcuni film che avevo già commentato nei mesi precedenti: non vi meravigliate dunque se ne vedrete molte di seguito, sto solo facendo copia e incolla. Magari avessi il tempo di vedere tutti questi film, in questi giorni! Invece sto studiando assai per il saldo del debito.



L'ammutinamento del Caine (USA, 1954)
di Edward Dmytryk con Humphrey Bogart, Van Johnson, Fred MacMurray


Aggettivo per definirlo
Bellico-processuale (la definizione l'ho fregata da una recensione di film-tv. Mi piaceva).

La storia in non più di 15 parole
Comandante navale mostra segni di paranoia: gli ufficiali dovranno decidere che cosa far.e

Quale personaggio senti più simile a te, per qualunque motivo
Forse lo scrittore: a parole se la cava molto bene, ma a fatti, nella vita reale, di meno.

Quale personaggio avresti voluto essere
Quello interpretato da Van Johnson direi: fedele, obbediente, difende il comandante. Bella la sua lotta interiore.

Quanto volentieri lo rivedresti
Molto! L'ho apprezzato soprattutto dalla seconda parte.

Che messaggio ti ha lasciato questo film
Bisogna seguire l'autorità, che ci stia simpatica o meno. E che comunque bisogna andarci cauti col definirla antipatica, bisogna essere più buoni, aperti e comprensivi nei suoi confronti.

Ha aperto dentro di te qualche tema interessante
Sì, quello della pazzia, della paranoia

Una gran bella scena
Ce ne sono molte! La domanda è difficile. Direi quella del processo del comandante, e quella in cui Van Johnson decide di prendere il comando

Ti sei (quasi) commosso quando...
Quando il comandante fa il suo ultimo discorso, e quando l'avvocato difensore va a parlare con gli ufficiali

Personaggi: Chi sposeresti? Chi no? Chi forse?
Prima di tutto direi il personaggio di Van Johnson per i motivi che ho detto prima; inoltre è semplice, non ha studiato molto: però è proprio un brav'uomo. Però farei un pensierino anche su Humphrey Bogart, sarebbe bello fargli vedere che io lo capisco e lo apprezzo anche se è un paranoico (o paranoide? devo scoprire la differenza). Ed è inutile aggiungere che quell'uomo ha fascino da vendere.

Hai scoperto qualche nuovo attore
Ho rivalutato Van Johnson come attore (che già rispettavo), e ho scoperto che esiste MacMurray, che avevo già visto in Primo amore, assieme a Katharine Hepburn.

Lo faresti vedere a tuo figlio
Sta domanda è bella! Modestamente l'ho creato io il test =D Credo di sì, comunque: magari dai 10 in su. Non ci sono scene devastanti, qualche scena un po' drammatica, l'unica cosa è che forse per un bambino non è semplicissimo da seguire. Però non ho nessuna esperienza in proposito per cui passerò la domanda a tutte le mamme del blog (so che ce n'è almeno una)

Citazione
Devo rivedere il film, e metterò quella precisa. Comunque quella in cui dice che bisogna obbedire al comandante, anche se non ci è simpatico

Ti ha fatto ridere
Lo scrittore fa qualche battuta ironica, ad ogni modo l'obiettivo del film non è fare ridere

Momento ideale per vederlo
Quando non sei troppo stanco, non lo valorizzeresti. Un bel pomeriggio

Qualcosa da dire sul cast
Vi ho già detto che reputo affascinanti Van Johnson e Bogart? =D

Regista, lo conosci
Dmytryk, non lo conosco per nulla

Il finale: te lo aspettavi così?
Lo sapevo già, grazie a qualche Morandini o Mereghetti precedentemente consultato.

Sei un prof: con quale pretesto (filosofico, storico, attualità etc) lo fai vedere?
Oh ma quant'è bello sto test? Cioè, le domande sono davvero meravigliose.
Farei notare come si vede da questo film che gli americani ci tengono ad essere americani, a differenza di noi. Ora mi arrivano i pomodori, ergo la pianto.
No scherzo, farei fare un dibattito o sull'autorità, o sulla follia.

domenica 24 agosto 2008

Libri letti quest'estate

Una vita da lettore - Nick Hornby
E' un problema - Agatha Christie
Nuovi consigli del diavolo custode - Rino Cammilleri
Barabba - Pär Lagerkvist
Scendete lacrime, disse il poliziotto - Philip Dick
Grace Kelly - Robert Lacey
A cena con Anna Karenina - Gloria Goldreich
Il problema della sofferenza - C. S. Lewis
Martin Eden - Jack London
Delitto e castigo - Fedor Dostoevskij
I quattro amori - C. S. Lewis
Con quale autorità? - Robert Benson
Nel territorio del diavolo - Flannery O'Connor
La liberazione del gigante - Luis De Wohl

Quest'estate ho letto davvero con piacere, e con profitto. Da quando ho creato un diario in cui faccio citazioni e commenti sul libro che sto leggendo, leggo in modo diverso: mi sento provocata, quasi sempre il libro crea in me delle domande. Mi sembra davvero che ciò che leggo diventi "parte di me" (un po' abusato questo modo di dire, ma così ci siamo capiti).
Inoltre ho iniziato anche a leggere i quotidiani, per cui posso dire davvero che sto facendo dei grandi salti di qualità intellettualmente.
I libri sarà meglio che li commenti non in questo post ma uno a uno (non tutti, non vi preoccupate), e magari inserirò le citazioni preferite. Ovviamente non potete pensare che metterò tutto quello che ho scritto nei miei diari, ma li potrete leggere integralmente dopo che sarò morta e il mondo scoprirà con piacere questi tesori: le letture giovanili di una grande scrittrice. Ok basta, meglio che io taccia. Mi metto subito a commentare i libercoli letti!

sabato 23 agosto 2008

Sono tornata a Milano!

Prima di iniziare a riempire questo blog di post (soprattutto voglio parlarvi delle mie letture di questi due mesi), ecco le foto più significative di questi due mesi, o almeno, queste sono quelle che ho fatto col mio cellulare. Poi, forse, arriveranno le altre.

Mirko, Gianluca, Ele, Terry. Che bei momenti!


La Ele e io in versione rockstar maledette



Giocando a carte


Il trio all'Ipercoop



Fuochi d'artificio a Bisceglie


Foto storica: in attesa della pizza, la Ele sorride, io ricevo bastonata spirituale.



Foto ancora più storica della prima. E' stato deciso che qualora io fossi rapita, questa sarà la foto che sarà inviata a "Chi l'ha visto?"



The kids in Bisceglie (Tommy, Giorgia, Antonio)



martedì 5 agosto 2008

Caro Bogart



Mi aspettavo qualcosa di meglio!
Certo, la storia di Humphrey Bogart (e di sua moglie) è interessante e lui è stato un uomo affascinante del quale per certi aspetti ho una grande stima, però secondo me poteva essere trattata meglio. Spesso non ho capito che cosa pensava l'autore di un argomento, e sono rimasta un po' delusa dal vedere sminuiti film secondo me molto belli.

venerdì 1 agosto 2008

da "I fratelli Karamazov"

da libro V, capitolo IV

-Più di una volta lo starec Zòsima ha parlato di questo- osservò Alesa; -anch'egli diceva che il volto dell'uomo per molte persone ancora nuove all'amore, è spesso un impedimento ad amare. Però nel mondo c'è ancora molto amore, quasi simile all'amore di Cristo, io lo so, Ivàn...-
-Ebbene, io per adesso non lo so e non lo posso capire, e come me non lo capisce l'enorme maggioranza degli uomini. Il problema è questo: ciò proviene dalle cattive qualità degli uomini o semplicemente dal fatto che la natura umana è così? Secondo me, l'amore di Cristo verso gli uomini è, nel suo genere, un miracolo impossibile sulla terra. E' vero che Lui era Dio. E noi non siamo dèi. Ammettiamo, per esempio, che io sia capace di soffrire profondamente; un altro uomo non potrà mai sapere sino a che punto io soffra, perchè è un altro, diverso da me e, soprattutto, perchè è raro che una persona acconsenta a riconoscere la sofferenze di un'altra (come se si trattasse di una onorificenza). Perchè, secondo te, non le vuole riconoscere? Perchè, per esempio, io mando cattivo odore, perchè ho un visto stupido, perchè una volta gli ho pestato un piede. Inoltre c'è sofferenza e sofferenza: una sofferenza che mi avvilisca, per esempio la fame, il mio benefattore può ancora concedermela; ma una sofferenza un pochino più elevata, per un'idea, poniamo, quella non la ammetterà se non in casi rari, magari perchè, guardandomi, riterrà che non ho il viso che, secondo lui, dovrebbe avere un uomo che soffre per quella tale idea. Ed ecco che subito mi priva dei suoi benefici, e magari non lo farà neppure per malvagità di cuore. I poveri, specialmente quelli di buona famiglia, non dovrebbero mai mostrarsi alla luce del sole, ma chiedere l'elemosina attraverso i giornali. In astratto si può ancora amare il prossimo e talvolta anche da lontano, ma da vicino quasi mai. Se tutto avvenisse come a teatro, nei balletti, dove i poveri arrivano in scena vestiti di cenci di seta e di merletti strappati, be'... allora si potrebbero guardare con compiacenza. Guardarli con compiacenza, dico, amarli però proprio no!

(...)

Ma i bambini... che ne faremo allora dei bambini? Questo è un problema che non posso risolvere. Per la centesima volta ripeto: i problemi sono molti, ma io ho trattato soltanto quello dei bambini, perché qui è innegabilmente chiaro ciò che devo dire. Ascolta: se tutti devono soffrire per conquistare con la sofferenza l'eterna armonia, che c'entrano i bambini? Dimmelo, ti prego. Non si capisce assolutamente perché essi debbano soffrire e perché debbano conquistare quest'armonia con le loro sofferenze! Perché anche i bambini servono da materiale e da concime per preparare agli altri la futura armonia? Comprendo la solidarietà tra gli uomini nel peccato, comprendo la solidarietà anche nell'espiazione, ma questa solidarietà nel peccato non riguarda i bambini e, se la verità consiste veramente nel fatto che essi sono solidali con i padri in tutti i delitti da questi commessi, una tale verità non è di questo mondo, e io non la capisco. Qualche bello spirito dirà magari che tanto anche il bambino crescerà e avrà tempo di peccare, ma quel bambino di otto anni sbranato dai cani non era ancora cresciuto... Oh, Alesa, io non bestemmio, no! Comprendo come dovrà scuotersi l'intero universo quando tutte le voci in cielo e in terra si uniranno in un unico inno e tutto ciò che vive o è vissuto griderà: "Tu hai ragione, Signore!", allora si avrà veramente l'apoteosi di ogni conoscenza e tutto si spiegherà. Ma proprio qui sta il problema, ed è proprio questo che io non posso accettare. E, finchè sono sulla terra, mi affretto a prendere le mie misure. Vedi, Alesa, se io vivrò sino a quel momento o risorgerò per vederlo, forse anch'io, guardando la madre che abbraccia il carnefice di suo figlio, griderò con gli altri: "Hai ragione, Signore!", ma è proprio questo che non voglio fare. Perciò, mentre sono in tempo, corro ai ripari e rifiuto nel modo più assoluto la suprema armonia. Essa non vale una sola lacrima di quella bambina martoriata che si batteva il petto con i piccoli pugni e pregava il "buon Dio" nel puzzolente sgabuzzino... Non le vale, perchè quelle lacrime sono rimaste da riscattare e, se non sono riscattate, non ci può essere alcuna aromia. Ma in che modo, come le riscatti? E' possibile? Con il vendicarle più tardi? ma che mi importa la vendetta, che mi importa l'inferno per i carnefici e a che cosa può esso servire quando i bambini sono già stati martirizzati? E di che armonia si può parlare se esiste l'inferno? Io voglio perdonare, voglio abbracciare tutti, ma non voglio che si continui a soffrire. E se le sofferenze dei bambini sono servite a completare la somma di sofferenze occorrente per pagare la verità, affermo sin d'ora che nessuna verità vale questo prezzo. Insomma, non voglio che la madre abbraccie il carnefice che ha fatto sbranare dai cani il suo figliuolo! E si guardi bene, questa madre, dal perdonarlo! Se proprio vuole, gli perdoni dentro di sè la propria parte di terribile angoscia materna, ma le sofferenze del suo bambino straziato non ha il diritto di perdonarle.

I fratelli Karamazov


Bellissimo. Dei tre fratelli -la cui personalità è dipinta magistralmente da Dostoevskij, e non solo la loro: ogni personaggio è affascinante e tratteggiato nel miglior modo immaginabile dall'autore- il mio preferito è forse Mitja. Egli viene particolarmente rivelato in questo pezzo:

Ma proprio perchè noi siamo nature "ampie", alla Karamazov, e a questo volevo giungere, nature capaci di riunire in sè tutti i possibili contrasti e contemplare contemporaneamente i due abissi, l'abisso che è al di sopra di noi, quello dei supremi ideale, e l'abisso che è sotto di noi, quello della più abietta e sordida degradazione. Ricorderete il brillante pensiero espresso poco fa da un giovane osservatore, che ha studiato da vicino e in profondità tutta la famiglia Karamazov, il signor Rakitin: "La sensazione della bassezza è necessaria a queste nature sfrenate e violente quanto lo è la sensazione che dà la più alta nobiltà d'animo", ed è vero: a tali nature occorre questa continua, incessante mescolanza. Due abissi, due abissi, signori, nello stesso momento, senza di che ci sentiamo infelici e inappagati, e l'esistenza ci appare vuota.

Diciamo che Mitja è forse il più umano, quello che sentiamo più vicino. Violento, preda delle passioni, ma comunque amante della vita, sincero.

Il secondo fratello è Ivan. Altro personaggio molto affascinante, il quale afferma che "se Dio non esiste, tutto è permesso” (e Dostoevskij ci farà presto vedere quali siano le conseguenze di questa teoria) e fatica molto a credere in Dio (dice "Non è che io non accetti Iddio, Alesa, è soltanto che in tutta umiltà Gli restituisco il biglietto",
"Non è Dio che non accetto, comprendi, ma il mondo da lui creato, è il mondo di Dio che non accetto e non posso risolvermi ad accettare"). Nonostante questo, la sua vita è una ricerca incessante di Dio, durante la quale non riesce a trovare pace.

Infine Alesa, il minore. E' senz'altro posto come modello dall'autore, il più puro, il migliore. E leggendo il libro viene voglia di assomigliargli, di vivere almeno un po' come lui. Dice Dostoevskij:

Aleksej aveva scelto la vita contraria a quella di tutti gli altri, ma con lo stesso ardente desiderio di compiere un atto eroico immediato. Non appena, dopo serie meditazioni, fu persuaso dell'immortalità e dell'esistenza di Dio, disse naturalmente a sé stesso: "Voglio vivere per l'immortalità e non accetto nessun compromesso intermedio"

Ci sarebbe ancora moltissimo da dire perchè i Fratelli Karamazov è una di quelle opere immense che trattano praticamente di tutto, e che lo fanno in modo così affascinante che viene voglia di analizzarne ogni aspetto. Merita senz'altro il massimo dei voti, non vedo l'ora di leggere le altre opere di Fedor!


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