venerdì 1 agosto 2008

I fratelli Karamazov


Bellissimo. Dei tre fratelli -la cui personalità è dipinta magistralmente da Dostoevskij, e non solo la loro: ogni personaggio è affascinante e tratteggiato nel miglior modo immaginabile dall'autore- il mio preferito è forse Mitja. Egli viene particolarmente rivelato in questo pezzo:

Ma proprio perchè noi siamo nature "ampie", alla Karamazov, e a questo volevo giungere, nature capaci di riunire in sè tutti i possibili contrasti e contemplare contemporaneamente i due abissi, l'abisso che è al di sopra di noi, quello dei supremi ideale, e l'abisso che è sotto di noi, quello della più abietta e sordida degradazione. Ricorderete il brillante pensiero espresso poco fa da un giovane osservatore, che ha studiato da vicino e in profondità tutta la famiglia Karamazov, il signor Rakitin: "La sensazione della bassezza è necessaria a queste nature sfrenate e violente quanto lo è la sensazione che dà la più alta nobiltà d'animo", ed è vero: a tali nature occorre questa continua, incessante mescolanza. Due abissi, due abissi, signori, nello stesso momento, senza di che ci sentiamo infelici e inappagati, e l'esistenza ci appare vuota.

Diciamo che Mitja è forse il più umano, quello che sentiamo più vicino. Violento, preda delle passioni, ma comunque amante della vita, sincero.

Il secondo fratello è Ivan. Altro personaggio molto affascinante, il quale afferma che "se Dio non esiste, tutto è permesso” (e Dostoevskij ci farà presto vedere quali siano le conseguenze di questa teoria) e fatica molto a credere in Dio (dice "Non è che io non accetti Iddio, Alesa, è soltanto che in tutta umiltà Gli restituisco il biglietto",
"Non è Dio che non accetto, comprendi, ma il mondo da lui creato, è il mondo di Dio che non accetto e non posso risolvermi ad accettare"). Nonostante questo, la sua vita è una ricerca incessante di Dio, durante la quale non riesce a trovare pace.

Infine Alesa, il minore. E' senz'altro posto come modello dall'autore, il più puro, il migliore. E leggendo il libro viene voglia di assomigliargli, di vivere almeno un po' come lui. Dice Dostoevskij:

Aleksej aveva scelto la vita contraria a quella di tutti gli altri, ma con lo stesso ardente desiderio di compiere un atto eroico immediato. Non appena, dopo serie meditazioni, fu persuaso dell'immortalità e dell'esistenza di Dio, disse naturalmente a sé stesso: "Voglio vivere per l'immortalità e non accetto nessun compromesso intermedio"

Ci sarebbe ancora moltissimo da dire perchè i Fratelli Karamazov è una di quelle opere immense che trattano praticamente di tutto, e che lo fanno in modo così affascinante che viene voglia di analizzarne ogni aspetto. Merita senz'altro il massimo dei voti, non vedo l'ora di leggere le altre opere di Fedor!


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