venerdì 13 agosto 2010

C.S. Lewis



«Noi non ci accontentiamo di vedere la bellezza, anche se il Cielo sa che gran dono sia questo. Noi vogliamo qualcos’altro, che è difficile esprimere a parole – vogliamo sentirci uniti alla bellezza che vediamo, trapassarla, riceverla dentro di noi, immergerci in essa, diventarne parte»


C.S. Lewis - Prima che venga notte

mercoledì 11 agosto 2010

Leggere&vivere



“Un libro l’ha scritto un altro, è un altro che ha sentito quelle cose. Ma come faccio a sapere, io, se quelle cose sono vere per me? Io devo viverle”.

Una scoperta recente: Irène Némirovsky

«Intanto, si sentivano all’inizio, alla vigilia di ogni cosa. Domani, tutto sarebbe stato ancora meglio! Ma i giorni passavano, la vita passava, e il meglio non arrivava. Quei domani continuamente attesi, e che continuamente, chissà perché, deludevano, erano ciò che alla fine faceva sfiorire la gioventù. E così presto! Ogni mattina, svegliandosi, Marianne pensava che la felicità era lì, finalmente, a portata di mano, e che non sarebbe stata solo la gioia, il piacere di un istante, ma un’altra cosa... Che cosa? Non lo sapeva. Aspettava».



«Spesso l’amore non è che il ricordo di un istante d’amore»


«Una ragazza che soffre, che è sola, appartiene a chi la vuol prendere. Per fortuna, gli uomini non lo sanno»


«Come ci si affretta ad amare quando si è giovani! Quanta paura abbiamo di aspettare! Quanta fretta di fare una scelta definitiva, di indirizzare la nostra vita in questa o quella direzione! Rinfacciamo all’esistenza quella parte di fatalità sulla quale non abbiamo alcuna possibilità d’intervento. Essa, al contrario, è fin troppo docile, malleabile; assume troppo facilmente, non dico la forma, ma almeno l’aspetto caricaturale dei nostri desideri...»



«Non pensate che ci accada di passare, senza riconoscerla, davanti alla strada che gli dei volevano farci prendere?»
«Perché non l’hanno fatto, allora?» mormorò Marianne sforzandosi di sorridere.
«Come saperlo? Forse i nostri desideri sono più forti della loro volontà»


«Vi attrae solo ciò che è frutto dell'immaginazione, ciò che sta ai margini della vita, quel certo alone che la circonda e che non è la vita...»

('Due', Némirovsky)

È facile sentirsi come il vecchio Holden, a volte

«Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira».

«La gente pensa sempre che le cose siano del tutto vere».

«E' buffo. Basta che diciate qualcosa che nessuno capisce e fate fare agli altri tutto quello che volete».

«Avrei messo questa regola, che quando venivano a trovarmi nessuno poteva fare cose fasulle. Se qualcuno cercava di fare cose fasulle, doveva andarsene».


«La cosa migliore di quel museo era che tutto stava sempre allo stesso posto. Nessuno si muoveva. Potevi andarci centomila volte, e quell'esquimese aveva sempre appena finito di prendere quei due pesci, gli uccelli stavano ancora andando verso il sud, i cervi stavano ancora abbeverandosi a quella fonte, con le loro belle corna e le belle, esili zampe, e quella squaw col petto nudo stava ancora tessendo la stessa coperta. Nessuno era mai diverso. L'unico a essere diverso eri tu. (...)
Certe cose dovrebbero restare come sono. Dovreste poterle mettere in una di quelle grandi bacheche di vetro e lasciarcele. So che è impossibile ma è un gran peccato lo stesso».

«Un sacco di volte uno non sa che cosa lo interessa di più finché non comincia a parlare di una cosa che non lo interessa di più».

«Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti».

(Il giovane Holden, Salinger)

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