Vecchie foto

Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
e' dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.
Felicità raggiunta, Montale
Perciò, mentre sono in tempo, corro ai ripari e rifiuto nel modo più assoluto la suprema armonia. Essa non vale una sola lacrima di quella bambina martoriata che si batteva il petto con i piccoli pugni e pregava il "buon Dio" nel puzzolente sgabuzzino... Non le vale, perchè quelle lacrime sono rimaste da riscattare e, se non sono riscattate, non ci può essere alcuna armonia.
I fratelli Karamazov, Dostoevskij
Pubblicato da Terry alle 19:01 0 commenti
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Pubblicato da Terry alle 08:06 0 commenti
Illuminante.
Preciso: fornito di dati, riferimenti, fonti. Non c'è un'affermazione che non sia provata.
E nonostante questo accattivante. Un argomento così non può non interessare. Non ci si può non sentire toccati. Ti apre gli occhi sull'aborto, e non solo. E' un ottimo modo per iniziare a farsi un'idea di come funzionino le cose oggi, soprattutto nel mondo della cultura e della politica di fronte ai grandi temi etici.
Comunque, oltre a leggere questo mi sto documentando in altri modi. Intanto ho intenzione di leggere qualcosa "pro aborto" e, con l'eventuale aiuto di un adulto o un libro che può benissimo essere lo stesso "genocidio censurato" di Socci, vedere dove e perchè le argomentazioni fanno acqua. Non che io abbia qualche dubbio a proposito della giustizia dell'aborto. Non ne ho assolutamente. La questione è semplice: o si decide di chiamarlo omicidio (di un innocente, perdipiù), o lo si chiama in un altro modo e si inizia ad alterare la realtà.
Ok, vi metto anche il link. Se volete, vedetelo. Io le foto le ho viste (per pochi secondi, lo ammetto). E io, lo sanno bene amici e parenti, sono molto impressionabile. Esatto, il messaggio è: se ce l'ho fatta io, vedete di farcela :D
Alcune immagini del feto fino ai cinque mesi - e in seguito del feto abortito
Le prime immagini sono pacifiche: il feto fino ai cinque mesi. Vivissimo. Vedrete che è molto più umano di quel che alcune persone vogliono farvi credere; e non per niente ci sono sempre molte polemiche quando qualcuno mostra immagini di feti vivi e vegeti per invitare a non abortire ("mamma, non uccidermi") . Vi invito a non perdervi ciò che dice Socci a proposito di questa disgustosa ipocrisia.
Dopo ci sono quelle del feto abortito. Sì: fanno impressione.
Nota bene finale: il libro non l'ho ancora finito. Tornerò a farmi sentire, perchè l'argomento mi sembra urgente e di primaria importanza.
Pubblicato da Terry alle 21:33 0 commenti
Non mi meraviglierei troppo, scoprendo che, magari, alcuni di voi non hanno idea di chi fosse Paul Newman, o che -più probabilmente- ne hanno sentito parlare ma sanno molto poco di lui. Mi meraviglierei poco perchè io stessa l'ho conosciuto solo qualche settimana fa, vedendo il bellissimo "La gatta sul tetto che scotta".
Avevo sempre sentito parlare bene di questo film. In verità non mi attirava molto, soprattutto a causa del titolo mi ero fatta l'idea di un film squallido. E' invece è proprio un bel drammone!
La storia in breve: i protagonisti sono Brick (Paul Newman) e Maggie (Elizabeth Taylor). Marito e moglie. Non vanno molto d'accordo, o meglio: lui, alcolizzato, si sta allontando da lei -e il perchè lo scopriamo nel corso del film- e lei cerca con tutte le sue forze di riconquistarlo. Ma non è tutto qui.
Sono ospiti della famiglia di lui, Brick, che oltre al ricchissimo padre e la madre ha anche un fratello, il quale ha sposato una donna alquanto antipatica e con la quale ha fatto un sacco di figli antipatici quanto la madre. Il padre di Brick è ammalato di cancro e sta per morire, ma nessuno glielo ha detto. E, ovviamente, la famiglia di antipatici lo tratta benissimo sperando nei soldi, appena tira le cuoia.
La vicenda si sviluppa: veniamo a scoprire cose interessanti sui personaggi.
La parte più bella è la finale: quella in cui il vecchio padre scopre di stare per morire. C'è un bellissimo dialogo col figlio Brick. Brick depresso, amareggiato dalla vita e in fondo disgustato dal padre, che ha sempre dato più importanza ai soldi che all'amore. E il padre... riuscirà a pentirsi della sua vita superficiale? Riuscirà a capire che al posto di coprire i figli di cose, avrebbe dovuto dar loro affetto? Non vi dico tutto, ovviamente. Anzi, smetto proprio di raccontarvelo. Così vi resta anche il dubbio di come finisca la storia tra Brick e la moglie... Che cosa li allontanava? Riescono, infine, a comprendersi? Vedrete.
Il finale ha una morale che ammicca molto ai più bei valori evangelici, più o meno consapevolmente.
Un film molto "teatrale": nel senso che un'enorme importanza è data ai dialoghi e alla psicologia dei personaggi, dei loro rapporti tra loro. La storia l'ha scritta il celebre Tennesse Williams, che forse avrete sentito nominare in quanto ha sceneggiato anche lo splendido dramma "Un tram che si chiama desiderio". Gli attori sono bravissimi. Paul Newman e il vecchio risaltano tra tutti. E Paul Newman ha gli occhi più belli di tutta la storia del cinema.
E così è morto. Oggi. Era già malato di cancro. Aveva 83 anni.
Be' dai, lo volevo ricordare.
Riposi in pace.
P.S. Uno degli uomini più belli che io abbia mai visto!!
Pubblicato da Terry alle 19:45 1 commenti
Etichette: Elizabeth Taylor, film, Paul Newman
Pubblicato da Terry alle 22:00 0 commenti
Etichette: John Wayne, Stalin
Ma un film può essere così bello da commuoversi anche solo rivedendo le immagini?
Ecco uno dei film più belli che ci siano:
Pubblicato da Terry alle 10:54 0 commenti
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Siccome ho ricevuto diverse lagnanze a causa del nome del mio blog e molti inviti a cambiarlo, reagisco. Ammetto che in effetti per chi non conosce gli Smiths il titolo non vuol dire niente - e a quanto pare anche per chi li conosce.
Allora ditemi...
Pubblicato da Terry alle 10:30 1 commenti
Etichette: blog
ATTENZIONE: SPOILER! IL POST CONTIENE DELLE RIVELAZIONI SUL FINALE DEL LIBRO, PIU' CHE ALTRO VERSO LA FINE.
Questo ragazzo nella foto, a quanto pare, è Jack London. Strano: non me lo immaginavo così. Leggendo le poche righe di biografia che ci sono nell'introduzione mi sarei aspettata tutt'un altro tipo... più rude, triste, con qualcosa di sfuggente negli occhi. Invece qui sembra dolce, simpatico.
Non avevo letto niente di suo, prima di leggere Martin Eden. L'ho scoperto grazie ad anobii (http://www.anobii.com/anobi/person_home.php): trama affascinante, commenti entusiasti.
Questa è la trama del libro, su bol (http://www.bol.it/home/hp):
Il protagonista è un marinaio americano che, avendo salvato un 'giovin signore' coinvolto in una rissa, finisce casualmente per frequentare il mondo borghese, salotti colmi di libri e fanciulle eteree. Tra l'iniziale timidezza e una irresistibile attrazione per il nuovo ambiente, Martin Eden dovrà misurarsi con due impreviste passioni: la giovane Ruth Morse e la letteratura. Attraverso sogni delusi e speranze che sembrano sfumate, l'itinerario verso la conquista di una fama che si rivelerà effimera sarà costellato dal conflitto tra le sue origini modeste e una cultura che comunque gli è estranea. I propositi di riscatto sociale e l'inclinazione per i miti borghesi del successo e della ricchezza - che spesso hanno provocato giudizi contrastanti su molti personaggi di London - si dilegueranno di fronte alla consapevolezza di una inevitabile alienazione.
La prima cosa che mi è piaciuta è stata la scrittura di London: una delle più piacevoli che io abbia mai letto! Ho subito iniziato a copiare periodi nel diario, mi piace troppo come scrive. Vi farò qualche esempio.
La sua sensibilita era acuta, la sua timidezza era estrema e l'occhiata divertita che l'altro gli lanciò di soppiatto di sopra al margine della lettera gli bruciò dentro come una pugnalata. Vide l'occhiata, ma non dette segno di essersene accorto, perchè, fra le cose che aveva imparato, c'era anche la disciplina. E poi, quella pugnalata aveva ferito il suo orgoglio. Maledì se stesso per essere venuto e, al tempo stesso, decise che, dal momento che era venuto, sarebbe andato sino in fondo, qualsiasi cosa capitasse. I tratti del viso gli si indurirono e nei suoi occhi spuntò una luce bellicosa.Trovo che questo pezzo sia fantastico! Mi piace l'insieme, mi piacciono i dettagli: l'occhiata, la pugnalata, "fra le cose che aveva imparato, c'era anche la disciplina", la luce bellicosa, la reazione di Martin. E' un carattere che mi ha affascinata sin dall'inizio.
Dai, come si fa a non amare un personaggio così, che dice "lo farò diventare il mio genere"? Qui, come vedete, è ancora ignorante e sgrammaticato.
"Scusi, signorina, se m'impiccio a questo modo. Mi figuro che la verità è che io non so mica niente di queste cose. Non è il mio genere. Ma lo farò diventare il mio genere"
Queste parole ebbero un accento di minaccia. La voce era decisa, gli occhi lampeggiavano; i tratti del viso si erano fatti duri.
Aveva avuto fame d'amore per tutta la vita. La sua natura anelava all'amore. Era una necessità organica dell'esser suo. Ciò nonostante ne aveva sempre fatto a meno e si era indurito di conseguenza. Non aveva mai saputo di aver bisogno d'amore. Nè lo sapeva allora. Semplicemente, lo vedeva in atto, ne fremeva di piacere e lo giudicava bello, alto e stupendo.L'unico dubbio è l'uso della parola "stupendo", non è una ripetizione? è molto simile al significato di "bello". O forse si tratta di climax?
"Sa" aggiunse "mi fa pena il signor Butler. Era troppo giovane per aver giudizio, ma ha rinunciato alla vita per amore di trentamila dollari l'anno, che per lui sono proprio sprecati. Perdinci, trentamila dollari in cifra tonda, oggi non gli possono comprare quello che gli potevano comprare dieci di quei centesimi che metteva via quando era piccolo, in caramelle, o in noccioline, o in un posto in un loggione."
Era proprio quest'originalità di vedute che sbalordiva Ruth. Non solo per lei erano nuove e contrarie alle sue credenze, ma anche e sempre vi sentiva i germi di una verità che minacciava di sovvertire o di modificare le sue stesse convinzioni. Se avesse avuto 14 anni invece di 24, avrebbe potuto cambiare, ma aveva 24 anni, era conservatrice per natura e per educazione, e già era cristallizzata in quella celletta della vita nella quale era nata e si era formata. E' vero che quei bizzari giudizi la turbavano al momento in cui venivano enunciati, ma ella li attribuiva al suo carattere insolito e al suo strano modo di vivere, e non tardava a dimenticarli. Nondimeno, mentre li disapprovava, la forza dell'enunciazione e il lampeggiare degli occhi e l'animazione del viso che li accompagnavano le davano sempre un'emozione e l'attiravano a lui. Non avrebbe ma indovinato che quell'uomo, venuto da oltre il suo orizzonte, si lanciasse, in quei momenti, oltre il suo orizzonte con i suoi concetti più vasti e più profondi. Le limitazioni di lei erano segnate dai confini del suo orizzonte, ma le menti limitate non riconoscono che le limitazioni altrui.
Pubblicato da Terry alle 20:00 5 commenti
Etichette: Jack London, libri
Pubblicato da Terry alle 12:09 0 commenti
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(USA, 1954, b/n)
di George Seaton con Grace Kelly, Bing Crosby, William Holden
Pubblicato da Terry alle 12:00 0 commenti
Etichette: Bing Crosby, film, George Seaton, Grace Kelly, test, William Holden
Finora non ho ancora parlato di cinema. Ci sono due cose che mi spaventano, dovendo parlare di un film. La prima cosa, è dover fare un'analisi erudita. Ma, in fondo, il mondo è pieno di recensioni articolate. La seconda, e questo mi spaventa ancor di più, di finire per dire "mi è piaciuto molto".
Quindi, ho trovato un modo tutto mio per parlare dei film. Ho creato un questionario, al quale ogni volta risponderò. Mi piace perchè è originale, e perchè in qualche modo ti porta a rendere il film più vicino a te. E' estremamente personale, svela molto di te, questo mi piace molto. Non c'è molto di profondo, nè di geniale. E' divertente, tutto qui.
Se poi volete informazioni tecniche, andate su qualunque altro sito :)
"Per ogni spettatore vedere un film deve essere soprattutto un'esperienza personale, intuitiva" Michelangelo Antonioni
Inserisco alcuni film che avevo già commentato nei mesi precedenti: non vi meravigliate dunque se ne vedrete molte di seguito, sto solo facendo copia e incolla. Magari avessi il tempo di vedere tutti questi film, in questi giorni! Invece sto studiando assai per il saldo del debito.
L'ammutinamento del Caine (USA, 1954)
di Edward Dmytryk con Humphrey Bogart, Van Johnson, Fred MacMurray
Aggettivo per definirlo
Bellico-processuale (la definizione l'ho fregata da una recensione di film-tv. Mi piaceva).
La storia in non più di 15 parole
Comandante navale mostra segni di paranoia: gli ufficiali dovranno decidere che cosa far.e
Quale personaggio senti più simile a te, per qualunque motivo
Forse lo scrittore: a parole se la cava molto bene, ma a fatti, nella vita reale, di meno.
Quale personaggio avresti voluto essere
Quello interpretato da Van Johnson direi: fedele, obbediente, difende il comandante. Bella la sua lotta interiore.
Quanto volentieri lo rivedresti
Molto! L'ho apprezzato soprattutto dalla seconda parte.
Che messaggio ti ha lasciato questo film
Bisogna seguire l'autorità, che ci stia simpatica o meno. E che comunque bisogna andarci cauti col definirla antipatica, bisogna essere più buoni, aperti e comprensivi nei suoi confronti.
Ha aperto dentro di te qualche tema interessante
Sì, quello della pazzia, della paranoia
Una gran bella scena
Ce ne sono molte! La domanda è difficile. Direi quella del processo del comandante, e quella in cui Van Johnson decide di prendere il comando
Ti sei (quasi) commosso quando...
Quando il comandante fa il suo ultimo discorso, e quando l'avvocato difensore va a parlare con gli ufficiali
Personaggi: Chi sposeresti? Chi no? Chi forse?
Prima di tutto direi il personaggio di Van Johnson per i motivi che ho detto prima; inoltre è semplice, non ha studiato molto: però è proprio un brav'uomo. Però farei un pensierino anche su Humphrey Bogart, sarebbe bello fargli vedere che io lo capisco e lo apprezzo anche se è un paranoico (o paranoide? devo scoprire la differenza). Ed è inutile aggiungere che quell'uomo ha fascino da vendere.
Hai scoperto qualche nuovo attore
Ho rivalutato Van Johnson come attore (che già rispettavo), e ho scoperto che esiste MacMurray, che avevo già visto in Primo amore, assieme a Katharine Hepburn.
Lo faresti vedere a tuo figlio
Sta domanda è bella! Modestamente l'ho creato io il test =D Credo di sì, comunque: magari dai 10 in su. Non ci sono scene devastanti, qualche scena un po' drammatica, l'unica cosa è che forse per un bambino non è semplicissimo da seguire. Però non ho nessuna esperienza in proposito per cui passerò la domanda a tutte le mamme del blog (so che ce n'è almeno una)
Citazione
Devo rivedere il film, e metterò quella precisa. Comunque quella in cui dice che bisogna obbedire al comandante, anche se non ci è simpatico
Ti ha fatto ridere
Lo scrittore fa qualche battuta ironica, ad ogni modo l'obiettivo del film non è fare ridere
Momento ideale per vederlo
Quando non sei troppo stanco, non lo valorizzeresti. Un bel pomeriggio
Qualcosa da dire sul cast
Vi ho già detto che reputo affascinanti Van Johnson e Bogart? =D
Regista, lo conosci
Dmytryk, non lo conosco per nulla
Il finale: te lo aspettavi così?
Lo sapevo già, grazie a qualche Morandini o Mereghetti precedentemente consultato.
Sei un prof: con quale pretesto (filosofico, storico, attualità etc) lo fai vedere?
Oh ma quant'è bello sto test? Cioè, le domande sono davvero meravigliose.
Farei notare come si vede da questo film che gli americani ci tengono ad essere americani, a differenza di noi. Ora mi arrivano i pomodori, ergo la pianto.
No scherzo, farei fare un dibattito o sull'autorità, o sulla follia.
Pubblicato da Terry alle 11:46 0 commenti
Etichette: Bogart, Dmytryk, film, MacMurray, test, Van Johnson
Una vita da lettore - Nick Hornby
E' un problema - Agatha Christie
Nuovi consigli del diavolo custode - Rino Cammilleri
Barabba - Pär Lagerkvist
Scendete lacrime, disse il poliziotto - Philip Dick
Grace Kelly - Robert Lacey
A cena con Anna Karenina - Gloria Goldreich
Il problema della sofferenza - C. S. Lewis
Martin Eden - Jack London
Delitto e castigo - Fedor Dostoevskij
I quattro amori - C. S. Lewis
Con quale autorità? - Robert Benson
Nel territorio del diavolo - Flannery O'Connor
La liberazione del gigante - Luis De Wohl
Quest'estate ho letto davvero con piacere, e con profitto. Da quando ho creato un diario in cui faccio citazioni e commenti sul libro che sto leggendo, leggo in modo diverso: mi sento provocata, quasi sempre il libro crea in me delle domande. Mi sembra davvero che ciò che leggo diventi "parte di me" (un po' abusato questo modo di dire, ma così ci siamo capiti).
Inoltre ho iniziato anche a leggere i quotidiani, per cui posso dire davvero che sto facendo dei grandi salti di qualità intellettualmente.
I libri sarà meglio che li commenti non in questo post ma uno a uno (non tutti, non vi preoccupate), e magari inserirò le citazioni preferite. Ovviamente non potete pensare che metterò tutto quello che ho scritto nei miei diari, ma li potrete leggere integralmente dopo che sarò morta e il mondo scoprirà con piacere questi tesori: le letture giovanili di una grande scrittrice. Ok basta, meglio che io taccia. Mi metto subito a commentare i libercoli letti!
Pubblicato da Terry alle 19:44 0 commenti
Etichette: libri
Pubblicato da Terry alle 20:36 0 commenti
Etichette: ele, io, vacanze, vita privata
Mi aspettavo qualcosa di meglio!
Certo, la storia di Humphrey Bogart (e di sua moglie) è interessante e lui è stato un uomo affascinante del quale per certi aspetti ho una grande stima, però secondo me poteva essere trattata meglio. Spesso non ho capito che cosa pensava l'autore di un argomento, e sono rimasta un po' delusa dal vedere sminuiti film secondo me molto belli.
Pubblicato da Terry alle 19:01 0 commenti
da libro V, capitolo IV
-Più di una volta lo starec Zòsima ha parlato di questo- osservò Alesa; -anch'egli diceva che il volto dell'uomo per molte persone ancora nuove all'amore, è spesso un impedimento ad amare. Però nel mondo c'è ancora molto amore, quasi simile all'amore di Cristo, io lo so, Ivàn...-
-Ebbene, io per adesso non lo so e non lo posso capire, e come me non lo capisce l'enorme maggioranza degli uomini. Il problema è questo: ciò proviene dalle cattive qualità degli uomini o semplicemente dal fatto che la natura umana è così? Secondo me, l'amore di Cristo verso gli uomini è, nel suo genere, un miracolo impossibile sulla terra. E' vero che Lui era Dio. E noi non siamo dèi. Ammettiamo, per esempio, che io sia capace di soffrire profondamente; un altro uomo non potrà mai sapere sino a che punto io soffra, perchè è un altro, diverso da me e, soprattutto, perchè è raro che una persona acconsenta a riconoscere la sofferenze di un'altra (come se si trattasse di una onorificenza). Perchè, secondo te, non le vuole riconoscere? Perchè, per esempio, io mando cattivo odore, perchè ho un visto stupido, perchè una volta gli ho pestato un piede. Inoltre c'è sofferenza e sofferenza: una sofferenza che mi avvilisca, per esempio la fame, il mio benefattore può ancora concedermela; ma una sofferenza un pochino più elevata, per un'idea, poniamo, quella non la ammetterà se non in casi rari, magari perchè, guardandomi, riterrà che non ho il viso che, secondo lui, dovrebbe avere un uomo che soffre per quella tale idea. Ed ecco che subito mi priva dei suoi benefici, e magari non lo farà neppure per malvagità di cuore. I poveri, specialmente quelli di buona famiglia, non dovrebbero mai mostrarsi alla luce del sole, ma chiedere l'elemosina attraverso i giornali. In astratto si può ancora amare il prossimo e talvolta anche da lontano, ma da vicino quasi mai. Se tutto avvenisse come a teatro, nei balletti, dove i poveri arrivano in scena vestiti di cenci di seta e di merletti strappati, be'... allora si potrebbero guardare con compiacenza. Guardarli con compiacenza, dico, amarli però proprio no!
(...)
Ma i bambini... che ne faremo allora dei bambini? Questo è un problema che non posso risolvere. Per la centesima volta ripeto: i problemi sono molti, ma io ho trattato soltanto quello dei bambini, perché qui è innegabilmente chiaro ciò che devo dire. Ascolta: se tutti devono soffrire per conquistare con la sofferenza l'eterna armonia, che c'entrano i bambini? Dimmelo, ti prego. Non si capisce assolutamente perché essi debbano soffrire e perché debbano conquistare quest'armonia con le loro sofferenze! Perché anche i bambini servono da materiale e da concime per preparare agli altri la futura armonia? Comprendo la solidarietà tra gli uomini nel peccato, comprendo la solidarietà anche nell'espiazione, ma questa solidarietà nel peccato non riguarda i bambini e, se la verità consiste veramente nel fatto che essi sono solidali con i padri in tutti i delitti da questi commessi, una tale verità non è di questo mondo, e io non la capisco. Qualche bello spirito dirà magari che tanto anche il bambino crescerà e avrà tempo di peccare, ma quel bambino di otto anni sbranato dai cani non era ancora cresciuto... Oh, Alesa, io non bestemmio, no! Comprendo come dovrà scuotersi l'intero universo quando tutte le voci in cielo e in terra si uniranno in un unico inno e tutto ciò che vive o è vissuto griderà: "Tu hai ragione, Signore!", allora si avrà veramente l'apoteosi di ogni conoscenza e tutto si spiegherà. Ma proprio qui sta il problema, ed è proprio questo che io non posso accettare. E, finchè sono sulla terra, mi affretto a prendere le mie misure. Vedi, Alesa, se io vivrò sino a quel momento o risorgerò per vederlo, forse anch'io, guardando la madre che abbraccia il carnefice di suo figlio, griderò con gli altri: "Hai ragione, Signore!", ma è proprio questo che non voglio fare. Perciò, mentre sono in tempo, corro ai ripari e rifiuto nel modo più assoluto la suprema armonia. Essa non vale una sola lacrima di quella bambina martoriata che si batteva il petto con i piccoli pugni e pregava il "buon Dio" nel puzzolente sgabuzzino... Non le vale, perchè quelle lacrime sono rimaste da riscattare e, se non sono riscattate, non ci può essere alcuna aromia. Ma in che modo, come le riscatti? E' possibile? Con il vendicarle più tardi? ma che mi importa la vendetta, che mi importa l'inferno per i carnefici e a che cosa può esso servire quando i bambini sono già stati martirizzati? E di che armonia si può parlare se esiste l'inferno? Io voglio perdonare, voglio abbracciare tutti, ma non voglio che si continui a soffrire. E se le sofferenze dei bambini sono servite a completare la somma di sofferenze occorrente per pagare la verità, affermo sin d'ora che nessuna verità vale questo prezzo. Insomma, non voglio che la madre abbraccie il carnefice che ha fatto sbranare dai cani il suo figliuolo! E si guardi bene, questa madre, dal perdonarlo! Se proprio vuole, gli perdoni dentro di sè la propria parte di terribile angoscia materna, ma le sofferenze del suo bambino straziato non ha il diritto di perdonarle.
Pubblicato da Terry alle 18:59 0 commenti
Etichette: dostoevskij, libri
Bellissimo. Dei tre fratelli -la cui personalità è dipinta magistralmente da Dostoevskij, e non solo la loro: ogni personaggio è affascinante e tratteggiato nel miglior modo immaginabile dall'autore- il mio preferito è forse Mitja. Egli viene particolarmente rivelato in questo pezzo:
Ma proprio perchè noi siamo nature "ampie", alla Karamazov, e a questo volevo giungere, nature capaci di riunire in sè tutti i possibili contrasti e contemplare contemporaneamente i due abissi, l'abisso che è al di sopra di noi, quello dei supremi ideale, e l'abisso che è sotto di noi, quello della più abietta e sordida degradazione. Ricorderete il brillante pensiero espresso poco fa da un giovane osservatore, che ha studiato da vicino e in profondità tutta la famiglia Karamazov, il signor Rakitin: "La sensazione della bassezza è necessaria a queste nature sfrenate e violente quanto lo è la sensazione che dà la più alta nobiltà d'animo", ed è vero: a tali nature occorre questa continua, incessante mescolanza. Due abissi, due abissi, signori, nello stesso momento, senza di che ci sentiamo infelici e inappagati, e l'esistenza ci appare vuota.
Diciamo che Mitja è forse il più umano, quello che sentiamo più vicino. Violento, preda delle passioni, ma comunque amante della vita, sincero.
Il secondo fratello è Ivan. Altro personaggio molto affascinante, il quale afferma che "se Dio non esiste, tutto è permesso” (e Dostoevskij ci farà presto vedere quali siano le conseguenze di questa teoria) e fatica molto a credere in Dio (dice "Non è che io non accetti Iddio, Alesa, è soltanto che in tutta umiltà Gli restituisco il biglietto",
"Non è Dio che non accetto, comprendi, ma il mondo da lui creato, è il mondo di Dio che non accetto e non posso risolvermi ad accettare"). Nonostante questo, la sua vita è una ricerca incessante di Dio, durante la quale non riesce a trovare pace.
Infine Alesa, il minore. E' senz'altro posto come modello dall'autore, il più puro, il migliore. E leggendo il libro viene voglia di assomigliargli, di vivere almeno un po' come lui. Dice Dostoevskij:
Aleksej aveva scelto la vita contraria a quella di tutti gli altri, ma con lo stesso ardente desiderio di compiere un atto eroico immediato. Non appena, dopo serie meditazioni, fu persuaso dell'immortalità e dell'esistenza di Dio, disse naturalmente a sé stesso: "Voglio vivere per l'immortalità e non accetto nessun compromesso intermedio"
Ci sarebbe ancora moltissimo da dire perchè i Fratelli Karamazov è una di quelle opere immense che trattano praticamente di tutto, e che lo fanno in modo così affascinante che viene voglia di analizzarne ogni aspetto. Merita senz'altro il massimo dei voti, non vedo l'ora di leggere le altre opere di Fedor!
Pubblicato da Terry alle 18:38 0 commenti
Etichette: dostoevskij, libri
AMORE non ha niente a che vedere con quanto ci si aspetta di ricevere, ma
solo con quanto ci si aspetta di dare, cioè tutto.
Ciò che si riceve in cambio può variare, ma non ha in effetti nessun
rapporto con ciò che si dà. Diamo, perchè amiamo e non possiamo fare a meno di
dare. Se si è fortunati, è possibile che siamo anche riamati, il che è
bellissimo, ma non accade necessariamente.
Implica in realtà una devozione totale e totale, significa comprendere
tutto, il bello e il brutto. Sono ben consapevole di dover accettare anche il
lato brutto.
Io ho amato Spencer Tracy. Lui e i suoi interessi e le sue esigenze
venivano prima delle mie.
Non mi è stato facile, perchè sono decisamente centrata su di me me
me.
[...]
Certamente non ho mai provato niente di simile con gli altri uomini della
mia vita. Erano loro che dovevano far piacere a me. E' un rapporto molto
diverso, è come essere a una festa meravigliosa. Ma non è amore.
Pubblicato da Terry alle 21:16 0 commenti
Etichette: cinema, Katharine Hepburn, libri, Spencer Tracy
"(...) la devirilizzazione della religiosità cristiana cominciata a partire da
Lutero. Quell'uomo, che pur appariva così risoluto, praticamente ridusse il
rapporto con la divinità a un fatto interiore; non ci voleva molto a far sì che
l'interiorità diventasse sentimentalismo".
Pubblicato da Terry alle 21:15 0 commenti
Etichette: libri, rino cammilleri
I barboni mi guardano mentre mastico la lucertola
anche oggi è domenica tutta d'oro la gente luccica
mentre osserva le anatre inventandosi la felicità
la sorvolo e capisco che maledice la mia diversità
ma nel parco ci abito è la vita mia esser simbolo
di paura e di morte, sono tenebre i miei abiti
i bambini sorridono "mamma guardalo, che bestiaccia è?"
gli alberi mi consolano apro le ali e resto immobile
gli studenti li evito
preferisco le ricche vedove
con gli anelli di platino
sono un ladro ma fine gentleman
Io sono il corvo Joe
faccio spavento
state attenti lasciatemi stare
solo certi poeti del male mi sanno cantare!
I borghesi si siedono e poi leggono il giornale
i ragazzi si baciano, mezzogiorno sta per scoccare
senza grazia e gracchiando mi avvicino e poi li supplico
se soltanto per oggi fossi libero di parlare
"piacere: corvo joe,c'è da mangiare?
solo sassi sapete lanciare
meritate di andare per me nell'eterno dolore"
Io sono il corvo Joe
faccio paura
state attenti lasciatemi stare
solo certi poeti del male mi sanno cantare!
Ma vi perdono
perchè in fondo portate nel cuore
sangue che è destinato a seccare
vivete un morire
Pubblicato da Terry alle 19:19 0 commenti
Non sono molto esperta di blog, quindi non so bene che cosa un lettore medio si aspetti da un primo messaggio. Mi devo presentare? devo presentare il blog? Forse ognuno fa quello che gli pare. Be', lo farò anche io.
Pubblicato da Terry alle 10:25 0 commenti
Etichette: blog, io, luna, morrissey, musica, smiths, vita privata
Ma il vecchio li calmò.
"E' un infelice," disse "e noi non abbiamo il diritto di condannarlo. Anche noi siamo pieni di colpe e di errori e non è merito nostro se il Signore ha avuto misericordia di noi. Noi non abbiamo alcun diritto di condannare un uomo perchè non ha un dio"
Poi furono fatti uscire e condotti alla crocifissione. Erano incatenati a due a due, ma, poichè non erano in numero pari, toccò a Barabba l'ultimo posto della fila e non fu incatenato con altri.
Fu così, per caso. E fu pure appeso, da solo, fuori dalla fila delle croci.
C'era molta gente e ci volle parecchio tempo prima che tutto fosse terminato.
Ma i crocifissi parlarono continuamente fra loro, pieni di fiducia e speranza. Con Barabba non parlava nessuno.
Al calar della sera, gli spettatori, stanchi di attendere, già se n'erano andati. E d'altra parte tutti, là, erano morti.
Barabba soltanto era ancora confitto ed era vivo. Quando sentì appressarsi la morte, della quale aveva sempre avuto tanta paura, disse all'oscurità, come se parlasse con essa:
"A te raccomando l'anima mia"
Ed esalò lo spirito.
Pubblicato da Terry alle 20:25 0 commenti
Etichette: Lagerkvist, libri
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il lettore deve avere la sensazione che si svolga intorno a lui.
Ed è esattamente quello che succede leggendo questo libro! Meriterebbe di essere più famoso.
Le vicende dei personaggi mi hanno davvero presa, mi ha entusiasmato il fatto che viene raccontato un pezzo di storia in cui la Chiesa romana è perseguitata (in Inghilterra, a causa della riforma) e dunque si leggono ritratti di cristiani forti e ammirabili.
E' il tipo di libro che riesce a rimettere in discussione la mia fede, e che molto spesso ne esce fortificata.
Bello!